Intervista a Allen Leech : dietro le quinte dei suoi sei anni a Downton Abbey
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Allen Leech ci porta in un tour dietro le quinte dei suoi sei anni a Downton Abbey: dal suo “terribile” primo giorno sul set, alla notte in cui si è introdotto nel giardino di Highclere Castle, ai suoi ultimi momenti "molto, molto emozionanti" come Tom Branson.
Non perdetevi la versione estesa del nostro dialogo con l’attore che ha dato vita a Tom Branson!
Trascrizione
Jace Lacob (Jace): Masterpiece Studio vi è presentato da Audible. Per una versione di prova visitate Audible.com/Masterpiece.
Sono Jace Lacob e state ascoltando Masterpiece Studio. In questa puntata, trasmetteremo la nostra conversazione integrale con Allen Leech, che interpreta Tom Branson, il rivoluzionario irlandese che diventa amministratore dei beni di Downton. La conversazione è stata registrata nell’ottobre 2015.
Abbiamo trasmesso parti dell’intervista ad Allen in una puntata precedente, ma non tutta: per questo abbiamo deciso di condividerla con voi qui, in un unico posto.
Questa settimana parliamo con Allen Leech.
Allen Leech (Allen): Grazie mille per avermi invitato.
Jace: Ora diamo uno sguardo indietro, all’intera serie, e parliamo dell’evoluzione di Tom Branson. Cosa ne pensi della sua trasformazione da autista e rivoluzionario irlandese a ben vestito membro della famiglia Crawley?
Allen: Penso che il percorso di Tom sia stato così difficile perché quando arriva per la prima volta, vede la casa e quello stile di vita come simboli dell’oppressione che aveva sofferto in Irlanda. E arriva per provare a cambiare le cose il più che può, schierandovisi contro.
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Tom: Molto gentile da parte vostra. Ma io non approvo questo abbigliamento. Lo vedo come la divisa dell’oppressione e sarei a disagio a portarlo.
Violet: Avete quasi finito?
Allen: Poi si innamora di una delle figlie e di nuovo il suo atteggiamento deve cambiare. Deve vedere questo stile di vita, lo status ed il simbolo di oppressione che erano Downton e l’aristocrazia britannica, come la sua famiglia. Ma non perde mai il senso di chi è, io credo. La cosa particolare di Tom è il suo essere sempre il centro della ragionevolezza anche quando al piano di sopra non ce n’è, specialmente quando in giro c’è Violet.
Jace: Pensi che Tom sia diventato in qualche modo la coscienza di Downton?
Allen: Sì, credo che sia molto vero che Tom sia la coscienza di Downton e vale anche per il pubblico. Lo stesso Julian dice “Tom Branson è la guida turistica. E’ anche la vostra coscienza. E’ una specie di grillo parlante di Downton, capisci?”. Non avrei mai detto questo, è una cosa acuta. E’ intelligente. E’ in qualche modo la coscienza e la bussola morale nello show.
Jace: Come lo ha cambiato l’avventura americana?
Allen: Penso che l’atteggiamento con cui Tom arriva nella casa nella prima stagione cambi drasticamente attraverso la morte della moglie ed il fatto che questa famiglia lo accolga. E credo che andare in America gli abbia aperto ancora una volta gli occhi. Davvero, guarda il mondo in un modo che sembra dire “Sapete? Un uomo può arrivare in cima durante la sua vita, non occorrono generazioni e generazioni”.
Jace: Sapevi in anticipo come e quando Tom sarebbe tornato a Downton?
Allen: Non sapevo se sarei tornato, a dire il vero. Sapete, anche se hai un contratto già firmato, hanno la possibilità di scegliere se farti tornare o no. E ricordo che ero seduto con Gareth Neame a dirgli “Tornerò, vero?”. E Gareth “Beh, vedi, potresti, potresti”. E io “No, dico sul serio, tornerò, vero?”. E sapevo che era abbastanza spiritoso da sapere che in qualche modo sarei tornato, ma non sapevo esattamente quando.
E sono stato davvero colpito dalla reazione dei fans quando pensavano che Tom Branson fosse sparito, ed è stato davvero confortante vedere la reazione ora che è tornato nello show.
Jace: Ritorna durante la festa di nozze del signor Carson e della signora Hughes, che unisce la gente del piano di sopra e quella del piano sotto, e i Crawley sono ovviamente presenti. Come è stato vedere scelto proprio quello specifico momento per il grande ritorno di Tom?
Allen: Beh, Jim è stato la prima persona, mentre facevamo la prova seduta, a dire “Tipico di Leech, arrivare e rovinare il mio momento”, e Phyllis gli è andata dietro, “Ma Carson e la signora Hughes potranno mai avere un momento tutto per loro?”. Ma come dicevi, è un momento che unisce il piano di sopra e quello di sotto, e Tom è sempre stato l’uomo che può passare da uno all’altro perché ha ormai relazioni di lunga data con quelli di sotto, la servitù e la famiglia. E Julian ha sempre usato Tom Branson come una guida turistica, dice “Tom può portarti ovunque, può essere la guida per il pubblico; può essere lo sguardo del pubblico nella casa perché lui stesso vede certe cose per la prima volta”.
Jace: Ha sorprendentemente l’animo di un poeta. Scrive a Mary una lettera molto bella:
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Mary: La notte scorsa ho sognato di essere nel giardino di Downton, camminavo con Sybbie sotto i grandi alberi, ascoltando i colombi tubare tra i rami. E quando mi sono svegliato, avevo gli occhi pieni di lacrime.
Jace: Ti ha sorpreso che avesse un così forte collegamento sentimentale con questo posto?
Allen: Se sono sorpreso dalle sue meravigliose abilità letterarie? No, perché è irlandese. Ma...
Jace: E’ il James Joyce di Downton.
Allen: Il James Joyce. Ed è divertente che durante la stagione 3, la curatrice del trucco e parrucco, Maggie, cercava di farlo assomigliare un po’ a Yates o Joyce. Sto divagando... Dicevo, se ero sorpreso di questo suo amore per Downton? No, perché Downton lo ha aiutato in un modo speciale; lo ha aiutato ad andare avanti e così sua figlia. E’ il futuro di sua figlia e non potrà mai farne a meno. E ciò che è stato grande da interpretare in Tom è che ha sempre avuto questi legami che urtavano contro le sue opinioni e le sue idee. Ma c’è sempre stato l’amore al centro delle relazioni con sua moglie, la figlia e questa famiglia.
E un altro collegamento che mi è piaciuto recitare è stato l’amicizia tra Mary e Branson. Entrambi hanno perso un compagno, sono rimasti vedovi con un figlio e questo collegamento tra loro... è più un legame con le persone che con la tenuta, per Tom.
Jace: Hai citato il fatto che Tom e Mary abbiano molto in comune: entrambi hanno figli, entrambi hanno perso il coniuge. Cosa significa la felicità di Mary per Tom, a questo punto, e perché si impegna tanto per questo?
Allen: Tom si impegna per la felicità di Mary perché questa significa il futuro della casa. Capisce che non può farcela da sola. E’ diventata solitaria, fredda e molto dura. E Tom di ritorno dall’America vuole vederla felice, capisci? Vuole vederla avere la sua vita, essere felice e non costantemente oscurata da quanto è successo con Matthew perché anche lui sta cercando di trovare sé stesso, di andare avanti. Per questo c’è un senso quando Julian scrive che mentre Tom cerca di tirarsi fuori, cerca anche di tirare fuori Mary, di riaccendere un minimo di quel calore che c’è in lei, perché ne aveva visto molto tra Mary e Matthew.
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Tom: Vi siete inzuppati?
Mary: Non troppo. Siamo corsi a ripararci finché ha smesso almeno un po’.
Tom: Che cosa romantica.
Mary: Perché interpreti Cupido?
Tom: E’ carino, è pazzo di te e gli piacciono le auto. Il caso è chiuso.
Allen: Per questo immagino che cerchi di portarla con sé nel viaggio alla riscoperta di come essere ancora felici in quella casa.
Jace: Visto che questa è l’ultima stagione Downton, si può dire che lo show riconsideri la storia tra Tom e Sybil, o che lo spirito di Lady Sybil è ancora presente in qualche modo?
Allen: Domanda interessante... penso di aver sempre interpretato Tom con un senso che questo spirito non sia mai sparito. C’è una tristezza, una tristezza innata in Tom da quando sua moglie è morta ed è qualcosa che ho provato a rendere, perché penso che fossero davvero anime gemelle... credo che questo spirito non lascerà mai Tom, soprattutto tra quelle mura. Ci sarà sempre della tristezza e il ricordo di lei, e nella serie 6 c’è quest’idea di lui che in qualche modo ci viene a patti, ma è qualcosa che non sparirà.
Jace: Come hai preso la scena della morte quando hai letto il copione?
Allen: Ricordo di essermi piuttosto emozionato, leggendola per la prima volta. Quando poi l’abbiamo letta durante la prova seduta, ricordo che tutti in quella stanza eravamo emozionati. E non era solo per il testo, ma anche perché in quel momento eravamo già diventati una famiglia di attori legati, ed era la prima volta che dicevamo addio ad uno di noi.
Il dialogo, in relazione a Tom... tutti erano molto, molto composti anche durante la scena, che è centrata sulle reazioni... e non volevo che Tom ne facesse parte. Ricordo che dicevo a Julian “Non credo che farebbe così. Credo che sarebbe più imprevedibile. Non sarebbe così stoico o pronto a controllarsi. Ha lasciato tutto per questa donna. Morirebbe per questa donna che ha appena dato alla luce un figlio. Uno dei momenti più belli della sua vita è diventato una tragedia totale e nelle circostanze più orribili”.
Così, tutto quel supplicare, dire “Per favore, amore. Per favore, per favore”, scuoterla, abbracciarla, sono stato io a dirmi “Devo provare a fare qualcosa”. E alla fine lo hanno accettato.
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Tom: Per favore, svegliati... non lasciarmi... non lasciarmi... per favore amore, svegliati... per favore, non lasciarmi... per favore, non lasciarmi, amore...
Elizabeth: Oh caro. No.
Tom: Per favore, amore...
Allen: Julian ha sempre detto “Non mi piace quando si cambiano le parole che scrivo, ma sono contento che tu l’abbia fatto perché ha mostrato ancora una volta l’isolamento di Tom attraverso le sue parole. Di nuovo”.
Jace: Hai citato il fatto che Tom è molto diverso dagli altri e in mezzo alla loro repressione lui ha una sorta di selvaggia, intensa emozione in questa scena scene che è davvero sconvolgente da guardare. Come ti sei messo nello stato giusto per girare questa scena?
Allen: E’ una storia piuttosto triste. Risale ad una cosa vista di persona, un familiare che scuoteva un parente che stava morendo, implorandolo di non andarsene, e credo che sia questo ad essere più sconvolgente... è come tornare all’infanzia... ecco, torni bambino in qualche modo. E’ questa impotenza che penso la gente trovi dolorosa ma può anche creare forti relazioni.
Jace: Lei è stata il primo membro del cast principale a lasciare lo show. Come è stato l’ultimo giorno di Jess, dirle addio?
Allen: L’ultimo giorno di Jess giravamo la scena del picnic, quando tutta la famiglia sta pensando di doversi trasferire a vivere in un’altra casa.
Siccome avevamo un paio di paparazzi nascosti nei cespugli, e non volevamo che scoprissero che era il suo ultimo giorno, abbiamo trasformato la festa in una festa di compleanno, il compleanno di Jess.
Lei è crollata perché era molto triste che fosse finita. Ricordo che Michelle ha preso lei, Laura, me, Hugh ed Elizabeth, ci ha stretti e ha detto “Che meravigliosa avventura”. Ed era vero, eravamo nel messo di quell’avventura e per Jess era finita. Ricordo che è stato un momento davvero bello perché è stato davvero così: è stata una meravigliosa avventura fare questo show, interpretare questi personaggi, e vedere come sono entrati nel cuore della gente in tutto il mondo.
Jace: Entriamo nella macchina del tempo e torniamo indietro. Andiamo al tuo primo provino per Tom Branson. Come è stato?
Allen: La prima volta che ho fatto Tom Branson si chiamava John Branson ed era dello Yorkshire, non era irlandese. Sono andato al provino, avevo provato l’accento dello Yorkshire per settimane e settimane e mi sono seduto, c’erano Julian e Liz Trubridge; hanno detto “Dunque, falla in irlandese”. Ero contrariato, molto arrabbiato e ho detto “No no no. Farò l’accento dello Yorkshire”, e loro “No no no. Falla in irlandese”. Così l’ho fatta con accento irlandese. E ricordo che Julian and si sono guardati e mi hanno detto “Ok, grazie Allen”. E io “Volete che la faccia anche in versione Yorkshire?” “No, va bene così”. Sono uscito dicendomi “Finita, vogliono lo Yorkshire e non avrò la parte”.
Un paio di giorni dopo mi hanno chiamato dicendo “Vogliono te. Cambieranno il nome, diventerà più irlandese, e sarà un irlandese”. Ho chiamato Liz Trubridge dicendo “Senti, non voglio, voglio recitare uno dello Yorkshire”. E lei “Fidati di me”.
E devo dire di essere lieto di averlo fatto, perché è stato un viaggio sorprendente. E probabilmente il fatto di essere irlandese lo ha fatto spiccare maggiormente. Ed è sorprendente, guardare indietro e pensare che i nomi che avevano coinvolto erano Michelle Dockery, Hugh Bonneville... ma ti dici “Saranno tre episodi e poi finirà”.
Jace: E’ vero che avevi scommesso con Jess che non saresti tornato nella seconda stagione?
Allen: Non era la seconda. Lo pensavo dopo che lei è morta. Dicevo “Si libereranno di Branson ora. Se ne andrà, farà qualcosa”. E lei “Non credo. Penso che ti terranno”. Ho detto “Scommettiamo”. E ho scommesso con lei una bella somma...
Jace: Ho letto che erano mille sterline.
Allen: Sì, mille sterline. E lei “Ok, ci sto”. Quando sono usciti i copioni per la stagione 4 mi è arrivato un messaggio da lei, diceva “Ero da Michelle e ho letto alcune pagine. Credo che tu mi debba dei soldi”. Così ci siamo visti ed ero pronto a pagare. Invece ho dovuto solo pagare le bevute della serata.
Jace: Abbastanza generosa.
Allen: Abbastanza generosa. Ma vedi, Jess beve come una spugna, così prima della fine eravamo comunque attorno alle mille sterline.
Jace: Cosa ricordi del tuo primo giorno di riprese a Downton?
Allen: Il mio primo giorno a Downton è stato uno dei peggiori giorni di riprese della mia vita. Ero arrivato nervosissimo sul set. Posso solo immaginare cosa significhi per un attore entrare nello show quando è ormai consolidato. Mentre in quel caso, nessuno aveva mai sentito parlare di Downton, non era mai stato ancora trasmesso. E ricordo che guardavo quella casa e mi sentivo terrorizzato ad entrare al lavoro. Non avevo mai fatto niente di quel livello prima.
Era la scena in biblioteca, quando Tom entra e incontra Lord Grantham per la prima volta, e in pratica fa il colloquio per il suo lavoro:
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Robert: Branson, giusto?
Branson: Giusto, vostra signoria.
Robert: Spero che le abbiano mostrato dove si trova il tutto, e le sia stato dato quanto avevamo promesso nel colloquio.
Branson: Certo, milord.
Robert: Non le mancherà l’Irlanda?
Branson: L’Irlanda sì, ma il lavoro no. La signora era gentile, ma aveva solo un’automobile e non mi lasciava superare le venti miglia all’ora, così era un po’... noioso, diciamo.
Allen: Ho pensato che era una cosa terribile. Ricordo di essere entrato, mi sono perso, ero nervoso, e Hugh è stato amabile con me. Non mi è stato d’aiuto entrare nel furgone trucco e trovare Maggie Smith seduta lì.
E però devo dire che i miei nervi hanno retto bene quel giorno. Ricordo che di essere uscito dal set, tornato indietro ed ero molto distratto perché mi dicevo “Verrò mandato via”. Ero sicuro di essere licenziato. Ma oggi, ripensandoci, era divertente. Ora ci ripensi e dici “E’ una scena piuttosto carina”. Forse la tensione serviva, perché sarebbe stato terrorizzato ad arrivare e incontrare il capo della casata.
Jace: Ho sentito che hai combinato qualche scherzo sul set.
Allen: Sì.
Jace: Qual è lo scherzo più memorabile che hai ordito?
Allen: Thomas Howes, che interpretava William... che muore tragicamente, ed è il marito di Daisy per circa quattro minuti e mezzo. Gli abbiamo cucito assieme i gambali dei pantaloni, una sera, e ce n’eravamo completamente dimenticati, siamo rientrati nei nostri alberghi e siamo tornati il giorno dopo. E lui ha tentato per oltre dieci minuti di mettersi i pantaloni. Ci stava quasi parlando, diceva “No, così non va. Non ha alcun senso. Mm, non so perché non funzioni...”. E’ andato avanti così finché non abbiamo aperto la porta e lo abbiamo aiutato. Ovviamente abbiamo confessato. Ma è stato probabilmente uno degli scherzi migliori.
Anche Hugh è un burlone. Fa questa cosa in scena che ti fa ribaltare: si avvicina e dice “Ovviamente, a Downton” e chi aggiunge una parola che ne significa un’altra. Si è avvicinato a me in scena dicendo “Ovviamente a Downton, idee politiche significa capezzoli”, e si è allontanato. E io “Cosa? Non...”. A quel punto, “Azione!”. Hugh si avvicina e dice “Branson, Sybil mi ha detto che le tue idee politiche stanno diventando rigide”.
Così ho dovuto interrompere le riprese per quel giorno. I “Downtonismi” sono diventati un grande gioco, soprattutto al tavolo della cena.
Jace: Parliamo di pasticci. E’ vero o no che una volta sei entrato ubriaco ad Highclere Castle dopo una serata in giro con Rob James Collier?
Allen: Devo fare un paio di premesse. Devo essermi ubriacato parecchio con un sidro chiamato Old Rosy, che ha 7 gradi. E come diciamo io e Rob, “Old Rosy è una signora crudele”.
Ho lasciato l’albergo di Rob e sono salito in auto per tornare al mio, ma era una notte di nebbia terribile. Il taxi mi ha scaricato al mio albergo, che era tutto chiuso perché mi ero scordato di fare il check in. Così, nella mia saggezza meravigliosamente ebbra, ho pensato di dirigermi ad Highclere e dormire nel mio container. E’ stata una passeggiata di due ore e mezza nella nebbia. Ho dovuto scavalcare il cancello e trasformarmi in MacGyver: ho usato la mia borsa come una specie di piedistallo, ci sono salito e... fatto. Per cui, tecnicamente mi sono introdotto nel giardino, non nella casa, ed ho dormito in uno dei container. Mentre arrivavo ho pensato che erano circa le 5, e iniziavamo a girare alle 7.30. Quindi non sembravo proprio in forma, quel giorno, è stata un’impresa per il trucco e parrucco. Quanto a Rob James Collier, è colpa sua perché si è rifiutato di svegliarsi, non ha risposto al telefono, mentre se lo avesse fatto io sarei potuto tornare al suo albergo e farmi una bella notte di sonno. Per cui, ecco, è tutta colpa di Rob.
Jace: E’ come sempre colpa di Thomas.
Allen: E’ così, è così! Sì, Rob è davvero un birbante.
Jace: Ho anche sentito che sei stato impressionato dall’accento di Michelle Dockery. Puoi provarlo?
Allen: Beh, le persone sono spesso sconvolte dal fatto che insomma, Michelle è una ragazza dell’Essex, e viene da un posto nel mondo in cui parlano in modo molto diverso da Lady Mary. Quindi la voce che tutti conoscono, la pronuncia molto impostata, che Michelle usa nello show non è quella che ho sentito la prima volta che sono entrato al mattino nel camion trucco. Normalmente suona “Tutto bEEne car’? Come vuoaaa?”. E’ molto diverso da quanto ascoltiamo da Lady Mary.
Jace: Cosa facevate tra le riprese sul set?
Allen: Penso che dopo sei anni, intendo sei anni di pause, si prendano delle abitudini. Tutto il cast giocava a Bananagrams, che è una specie di Scarabeo sotto acidi, il modo migliore per descriverlo. Sul set avevamo Maggie Smith, e Sam Bond un maniaco del gioco, come Laura Carmichael, e Penelope Wilton. Anche se Penelope tendeva a barare; diceva di non capire le regole ma insomma, abbiamo giocato per quattro anni...
Ma Maggie Smith, Laura Carmichael e Sam Bond sono quelli con cui non vorresti mai giocare perché finiscono il gioco in tempo record.
Jace: Com’è stato l’ultimo giorno di riprese per te?
Allen: E’ capitato che io, Michelle e Hugh finissimo lo stesso giorno. E ricordo che facevo la mia ultima scena ed ero ben cosciente che fosse l’ultima volta in cui avrei detto qualcosa nei panni di Tom Branson. E ricordo... di colpo capisci che hai attorno tutta la troupe. E poi dicono “Ok, stop”. E poi c’è un silenzio inquietante e d’improvviso senti “Fine per Allen Leech”. Ed è stato davvero emozionante.
E’ proprio vero quando si dice di avvertire tristezza e insieme gioia: stai dicendo addio a queste persone con cui hai lavorato e sei stato così vicino per tutti questi anni. E c’è stata una serie di fatti, di cose accadute... finché arrivi all’ultima scena, da girare sul posto. Una grande scena che coinvolgeva molte persone, era nel centro di Londra, con tutta la troupe vestita per fare da comparsa quel giorno. Tutti, costumisti, parrucchieri, truccatori, c’erano tutti. C’è stata questa grande sensazione di “E’ tutto. E’ finito tutto”. Abbiamo finito alle sei del mattino, erano riprese notturne, e... ci guardavamo l’un l’altro ed eravamo molto stanchi, è stata una lunga giornata di riprese soprattutto per la troupe, ma poi siamo tornati a casa, un paio d’ore di riposo e poi il party finale.
Nell’insieme è stata una notte assolutamente sorprendente, c’era anche Maggie ed è stato bello averla con noi. E John Lunn, che ha realizzato le musiche, si è messo al piano ed ha iniziato a suonare, è stata una notte molto speciale.
Jace: Quasi mi vedo Dame Maggie capace di reggere l’alcol meglio di chiunque altro.
Allen: Vedi, non è esattamente alle prime armi. Per cui... non dirò esattamente quanto Maggie Smith può bere, ma diciamo che riusciva a tener testa a un irlandese.
Jace: Cosa ti mancherà di più dell’interpretare Tom Branson?
Allen: Quello che adoro di Tom è, come dicevi, l’integrità, l’onore, il fatto che sia capace di affrontare le avversità. E cosa mi mancherà... mi mancherà interpretare qualcuno con così tanto cuore, perché penso che sia quello ciò che ha.
Jace: Come il grillo parlante.
Allen: Come il grillo parlante. Dio, ho fatto il grillo parlante negli ultimi sei anni?
Jace: Ti sei preso qualche ricordo dal set, andandotene?
Allen: Sì. Sapete cos’ho preso, ho preso qualcosa di davvero... non ho rubato un Van Dijk o altre cose speciali. Durante l’ultima scena di cena che abbiamo girato, ho preso il cartoncino del menu. E alcune delle lettere di Branson, e lettere scritte da Sybil. Ho preso questi ricordini perché, diciamocelo, probabilmente varranno qualcosa su eBay alla fine... No, li ho presi per me.
E ci è stato fatto anche il regalo più bello, il primo e l’ultimo episodio di Downton montati assieme. Ogni membro del cast e i principali tecnici della troupe ne ha avuto uno, e per me è questo il ricordo più speciale: l’inizio e la fine, la chiusura di questo capitolo della mia carriera e della mia vita.
Jace: Masterpiece Studio è condotto da me, Jace Lacob, e prodotto da Nathan Tobey. Kathy Tu è il nostro direttore, Rachel Aronoff coordinatrice di produzione. Un grazie speciale a Barrett Brountas. Produttore esecutivo di Masterpiece è Rebecca Eaton.
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Jace: Hai attivato la modalità aereo sul cellulare?
Allen Leech: Ho attivato la modalità aereo sul cellulare. Se si disattiva, lo sfascerò con le mie mani.
articolo : pbs
traduzione : simone dulio