INTERVISTA A JULIAN FELLOWES SUL FINALE DI DOWNTON ABBEY
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C’è febbre da finale nell’aria! Anche se questa settimana lo show non va in onda, siamo qui per prepararvi a seguire l’episodio finale di Downton Abbey.
Da un’anticipazione su cosa aspettarci – grazie al cast di Downton – ad una ampia chiacchierata con il creatore, unico autore e produttore esecutivo di Downton, Julian Fellowes, vi aiuteremo ad affrontare il 6 marzo, con la fine dello show.
[l'ultimo episodio della stagione 6 è stato trasmesso il 6 marzo negli U.S.A]
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Trascrizione
Jace: Masterpiece Studio vi è presentato da Audible. Per una prova gratuita visitate audible.com/masterpiece.
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Robert: Se potessi fermare il corso della storia, forse lo farei. Ma non posso, Carson. Né voi né io possiamo riportare indietro il tempo.
Carson: Purtroppo.
Jace: Sono Jace Lacob, e siete in ascolto di Masterpiece Studio. Per quanto vorremmo fermare il tempo ed allungare l’ultima stagione, la fine di Downton Abbey si avvicina. Ricordate come iniziò tutto? Torniamo a quando l’affondamento del Titanic era una notizia da prima pagina.
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Lady Edith: Pensavo che fosse inaffondabile.
Jace: E la vita di lady Mary fu sconvolta per la prima volta.
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Gwen: Beh, ma pensavo che l’erede fosse lady Mary.
O’Brien: E’ una ragazza, stupida! Le ragazze non ereditano. Ma ora il signor Crawley è morto, e il signor Patrick era il suo unico figlio. Cosa accadrà?
Jace: Abbiamo fatto una lunga strada in queste sei stagioni. Ora, quando manca solo un episodio, lady Mary è di nuovo una sposina.
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Mary: Ben fatto, signor Talbot. Mi hai proprio incastrata.
Henry: Ti prometto che non te ne pentirai.
Mary: Lo spero proprio.
Jace: E Edith deve ancora avere il suo lieto fine.
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Edith: Dubito che ci rivedremo, quindi vorrei augurarti buona fortuna, e che tutto ti vada per il meglio.
Bertie: Buona fortuna anche a te.
Jace: Questa settimana il creatore, unico autore e produttore esecutivo di Downton, Julian Fellowes è con noi per ripercorrere sei anni meravigliosi e prepararci al finale.
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Julian Fellowes: Beh, penso che un fazzoletto sia sempre utile a Downton. Ci sono regolarmente uno o due momenti in cui bisogna asciugarsi gli occhi, ma io aprirò una bottiglia di champagne, mi siederò e mi godrò lo spettacolo.
Jace: Risponderemo anche ad alcune delle grandi domande su Downton Abbey che voi ci avete inviato! Ma prima, il cast di Downton riassume il finale della serie.
Jace: Cosa deve aspettarsi il pubblico da questo finale?
Lesley: Beh, mi piacerebbe dirtelo, ma non l’ho visto.
Phyllis: Ecco, avete presente il film Quattro matrimoni e un funerale?
Jace: Mmm...
Phyllis: Tutta un’altra cosa.
Jim: ...per com’è la televisione, la gente guarda e si appassiona alla storia ma se gliela sveli prima, se qualche idiota dello Yorkshire gli anticipa gli sviluppi, gli rovina il piacere. Allora si mettono a cercare questo idiota e lo perseguitano. E io non voglio trovarmi in questa situazione! Quindi dirò solo che sarà un...
Joanne: ...finale adorabile.
Michelle: E’ davvero una meraviglia e...
Lesley: ...accadranno molte cose davvero toccanti.
Jace: C’è qualche possibilità che la signora Patmore, Daisy, il signor Mason e Andy mettano su una famiglia felice alla fattoria del Tasso?
Lesley: Oh, non sarebbe proprio bello? Non posso dirtelo, Jace.
Jace: Come riassumereste il finale in tre parole?
Hugh: Direi pressoché giusto.
Michelle: L’amore vince tutto.
Joanne: Rincuorante... sono due parole?
Jace: Col trattino.
Joanne: Se contano uno... divertente e triste.
Kevin: Lacrime, lacrime, lacrime.
Elizabeth: Addio, festeggiamento e chiusura.
Jace: Chiusura, mi piace.
Elizabeth: Yeah.
Julian: Come riassumerei il finale? Beh, in un certo modo, tutta l’ultima serie era una specie di soluzione, era come dire al pubblico dove sarebbe andata Downton. Penso che il finale sia un tirare le somme di tutto. E sapete, penso che debba essere così. Siamo stati in compagnia di queste persone per lungo tempo.
Jace: Julian Fellowes, o come è conosciuto per il suo titolo, Lord Fellowes di West Stafford, è uno sceneggiatore, scrittore, regista ed attore inglese. Nel 2002 ha vinto un Oscar per la miglior sceneggiatura originale con Gosford Park. Ma ovviamente noi lo conosciamo meglio come creatore, unico autore e produttore esecutivo di Downton Abbey. E’ in collegamento da Londra.
Jace: Benvenuto, Lord Fellowes.
Julian: Lieto di essere qui.
Jace: Parte dell’ispirazione per Downton le è venuta dalle conversazioni con membri più anziani della sua famiglia. Come pensa che avrebbero preso la Downton della fiction, loro o i suoi antenati?
Julian: Penso che gli sarebbe piaciuto molto. Voglio dire: ciò che ho preso da loro è stato quel senso di interdipendenza con alcuni domestici, una sorta di amicizia che alcune persone negano sia mai esistita. Dicono “Oh, è sentimentalismo; nessuno era così gentile con la cameriera personale”, ma questo non ha senso. Voglio dire, come puoi farti vestire e svestire ogni giorno della tua vita da qualcuno che che non ti piace? Non potresti. Cercheresti di liberartene, perché il contesto è troppo intimo.
Ricordo in particolare mia zia Isie, la sorella maggiore di mio nonno, che era nata nel 1880 e quindi aveva dieci anni più di Mary. Era giovane quando si sposò la prima volta, e sposò un uomo piuttosto ricco. Presero un maggiordomo e fu lui ad aiutarla in tutto, a dirle cosa avrebbe dovuto fare. Le diede consigli, la guidò. La guidò nelle scelte per i ricevimenti e tutto il resto. E lei ancora ad ottant’anni ricordava quell’uomo. Ne parlava con affetto, perché l’aveva salvata in una serie infinita di situazioni potenzialmente imbarazzanti.
Allora ho pensato “Ecco il lato che nessuno conosce, che pensa non esistesse”. Ma esisteva. Queste relazioni potevano essere anche molto strette. Non tutte, certo, e sono sempre stato attento a far risaltare che, ad esempio, Cora non conosceva il nome della sguattera e cose del genere. Spero non sia stato troppo sentimentale, ma questa gente viveva nelle nostre case. Non vorremmo in casa nostra gente che non ci piace.
Jace: E di certo non si sarebbero abbracciati in pubblico.
Julian: Oh certo, c’erano delle regole. Ognuno stava al suo posto. Un momento che mi è piaciuto – anche se non dovrei dirlo, visto che l’ho scritto io – è quando Branson scende in cucina e parla di Mary.
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O'Brien: Si è adattato alla sua nuova vita...
Carson: "Mary ci tiene informati"?
Hughes: Beh, la conosce ora.
Carson: Che c’entra questo? Sua signoria non la chiamerebbe mai “Mary” parlando con me. Mai. Se vuole giocare al loro gioco, impari le loro regole.
Julian: La semplice non osservanza della formalità, lungi dal poter piacere a Carson... Lui trova assolutamente ridicolo che Branson non conosca le regole.
Jace: A proposito, c’è quel momento nella serie tre, in cui Violet tocca Carson dopo la morte di Sybil. E’ quasi scioccante vedere un tale livello di fisicità tra quei due personaggi.
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Violet: Oh, Carson.
Carson: Buon pomeriggio milady.
Violet: Sia io che voi ne abbiamo viste tante. Ma nulla rispetto a questo.
Carson: Non può esservi nulla di peggio, milady.
Julian: Volevo mettere qualcosa in quel momento che dicesse al pubblico quanto era grande la tragedia, che toccava così profondamente persone diverse tra loro. E l’ho espresso con Violet che lo tocca: questo dice tutto, perché non immagineremmo mai un’altra occasione in cui lo avrebbe mai toccato, tranne forse se la stesse aiutando a scendere dall’auto.
Poi si allontana attraverso l’atrio e ha quel momento meraviglioso in cui quasi si accascia, poi si tira su diritta di nuovo, perché una delle cose che Violet deve aver pensato è che sarebbe stato molto volgare imporre la sua tristezza agli altri, ed entrare singhiozzando cose tipo “La nostra cara Sybil”, perché gli altri avevano già abbastanza problemi a controllare la loro tristezza. Così tutti provavano un’emozione, ma vivevano con delle regole, e davvero non loderò mai abbastanza il cast. Hanno colto benissimo quel tipo di momento, molto precisamente.
Jace: Ora, uno dei picchi dello show è stata sicuramente la rappresentazione di Violet fatta dalla Dame Maggie Smith. E’ una rappresentazione di sua zia Isie, o una crezione sua come autore, o entrambe le cose?
Julian: E’ abbastanza simile a mia zia Isie. La zia Isie ebbe davvero una vita tragica. Suo marito morì per le ferite riportate nella Prima guerra mondiale, e lei lo accudì. Le avevano detto che sarebbe tornato in una spece di barca, ma nessuno le aveva detto che stava morendo, così andò al molo per incontrarlo, tutta agghindata, e lui fu sbarcato in una barella. Ma lei fu molto forte. Era una donna molto forte, e divertente, e aveva quel tipo di ironia e quella forza, ma al di sotto della forza, anche il cuore e tutto quel che c’è in Violet. Per questo sì, penso sia stata la principale ispirazione anche se a volte ho preso degli elementi da altre persone.
Jace: Quando l’ho intervistata prima che la prima stagione di Downton partisse negli USA, lei disse che The West Wing era stato una grossa ispirazione. Ora che siamo alla fine di Downton, possiamo dire in definitiva che sia stato il West Wing dei drammi in costume?
Julian: Direi che ci siano molti show - Madmen, The Good Wife – che mi hanno mostrato, e a chiunque altro, cosa può essere la televisione. Anche in West Wing, quasi tutti i personaggi, i personaggi principali, sono persone per bene, e West Wing mi ha mostrato che si possono avere un’ampia varietà di personaggi senza essere noiosi. Puoi svilupparli tutti. Ma credo che anche Mad Men lo facesse, e la gente amava Jon Hamm, che era una specie di farabutto ma in qualche modo si capiva perché fosse arrivato dov’era.
Come spero di aver fatto con Thomas: alla fine si comprende perché sia sempre sulla difensiva, no? Ha avuto tempi davvero duri, ed essere gay in quei tempi era davvero difficile, dovevi tenertelo dentro, non fidarti di nessuno, un bicchiere di troppo al pub, ti arrestavano e la tua vita era rovinata. Era orribile, e penso che alla fine ci siamo affezionati a lui, e questo mi è piaciuto.
Jace: Quale personaggio l’ha sorpresa maggiormente?
Julian: Ho avuto delle sorprese nel senso che a volte i personaggi partivano in chiave minore. Molesley ad esempio, è uno di quelli da cui ho tratto di più nel tempo. Quando Kevin è arrivato, Molesley era un personaggio piuttosto marginale. Era solo il valletto assunto per gestire la casa di Isobel, e quando Matthew si trasferisce nella casa padronale, è ovvio che debba sparire. Ma nel frattempo Kevin l’aveva reso un personaggio meravigliosamente coinvolgente. Mi ha dato molte soddisfazioni e l’ho dotato di una sorta di filosofia che molti personaggi non hanno. Ad esempio quando parla con suo padre di quanto senta di aver perso la sua strada e non sapere dove stia andando.
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William: Che succede, ragazzo? Non ti senti bene?
Molesley: No, no... Oh papà, non so... ultimamente è come se non riuscissi a vedere dove sto andando...
William: E’ stato uno shock, nulla di strano. Avresti dovuto lavorare per il signor Matthew fino a tarda età, magari diventare maggiordomo a Downton prima di ritirarti. Ora è svanito tutto.
Julian: Ho sempre sentito come importante, quando hai personaggi così, sguattere, fattorini, camerieri o altro, ricordare al pubblico che sono delle vite. Vite vissute da persone, persone che cercano di decidere per il meglio, decidere cosa fare delle loro vite. Non sono solo i personaggi principali, seduti al piano di sopra in cravatta bianca, ad avere delle decisioni da prendere. Vale per tutti. Penso sia stato parte dell’impatto emotivo dello show.
Jace: Lei ha scritto tutti i 52 episodi di Downton Abbey, che è un bel traguardo. C’è qualcosa che avrebbe voluto trattare in queste sei stagioni e non ha avuto occasione di trattare?
Julian: Non saprei. Certo, se avessimo proseguito avremmo trovato altri temi ma, ero interessato nel cambiamento del ruolo della donna nella società, come conseguenza della guerra, e penso che su questo abbiamo detto parecchio. Sono sempre stato interessato all’istruzione, non solo perché è importante per trovare un buon lavoro o altro, ma perché l’istruzione ti aiuta a capire chi sei, e questo l’ho trattato con Daisy.
Ho sempre voluto trattare una storia di stupro in cui nessuno l’abbia minimamente provocato, perché mi sembrava una cosa utile. E ho avuto molte lettere da donne stuprate che avevano sentito, così mi hanno scritto, una sorta di responsabilità, “eravamo stupide, abbiamo agito da stupide”, e si sono sentite molto rassicurate e confortate dalla storia perché Anna chiaramente non aveva fatto nulla di sbagliato. Questo mi ha commosso, mi ha toccato davvero.
Ho poi avuto delle lettere dopo la morte di Sybil. Una era di una donna la cui figlia era morta di parto. E questo è, dico commovente perché non ci sono altre parole, ma senti come di aver toccato la vita delle persone in un modo che speri positivo. Speri di averle aiutate a mettere queste esperienze come in un posto da cui possa uscire qualcosa di positivo. E mi sono sentito così per molte delle storie toccate, e questo è davvero una ricompensa, un premio per autori, produttori ed attori, avere la sensazione di essere stati utili a degli sconosciuti.
Jace: Guardandoci indietro, Dan Stevens e Jessica Brown Findlay hanno lasciato lo show nella terza stagione. Ai tempi lei era preoccupato di come la serie avrebbe superato la loro scomparsa, visto che Matthew e Sybil erano entrambi personaggi così amati?
Julian: Beh, penso che sia abbastanza normale, no? Speri di essere capace di rimettere insieme i pezzi una volta che se ne sono andati. Le due vicende erano molto diverse perché Jessica aveva detto chiaramente e da tempo che voleva lasciare alla fine del contratto, che in Inghilterra è limitato a tre anni. Per cui ho fatto delle ricerche ed ho scelto l’eclampsia come modo per ucciderla, perché un membro della famiglia deve morire. Se un servo se ne va, trova un altro lavoro, ma se se ne va un membro della famiglia e non lo vedrai più, allora deve morire.
Le abbiamo chiesto se volesse girare due episodi a stagione, in cui vivere a Dublino ed essere felice, ma lei non voleva. Voleva uscirne e pensare al futuro, che è una cosa bella, grande. Non lo direi se non fossi stato d’accordo con lei. Buona fortuna a lei. Ma sapevamo che doveva morire, così tirai fuori l’eclampsia, che era davvero un problema mortale negli anni ‘20. Si è iniziato a sopravvivere solo negli anni ‘30.
Ma con Matthew era diverso, perché Dan non aveva deciso di lasciare fino alla “prova seduta”. Allora avevo scritto i primi 5 episodi in cui c’era anche Jessica. Se avessi saputo che entrambi dovevano morire avrei preso un’altra strada, forse li avrei uccisi entrambi in qualche modo, ma non potevo più e così ho dovuto uccidere il secondo.
Alla fine ho detto a Dan "Se torni... mettiamo un lieto fine, il bambino, poi torni e ti uccidiamo nel primo episodio della nuova stagione”, ma non ha voluto. Era molto difficile che accettasse, gli avevano offerto uno spettacolo a Broadway e aveva altre offerte. Così abbiamo dovuto ucciderlo proprio alla fine. E questo ci ha fatto comodo, perché ci ha permesso di avere un salto di sei mesi tra le serie; così la serie successiva inizia con Mary che cerca di riprendersi e rimettere in sesto la sua vita, che è una parte molto più interessante da recitare per Michelle, rispetto al restare sul letto singhiozzando.
Il problema era che in Inghilterra l’episodio finale andava in onda la sera di Natale, così tutti erano comodi con la loro torta e un bicchiere di porto e di colpo, puff! Matthew è morto. Questo ha prodotto qualche lettera e una mezza maledizione. Ma non c’era modo di evitarla, senza dover ripetere tutto quanto. E’ stato più che un problema, ma penso che se uno show è abbastanza realistico, può perdere qualcuno del cast e andare avanti.
Jace: Era preoccupato di come il pubblico avrebbe reagito all'inserimento di Henry Talbot nella dinamica Mary-Matthew?
Julian: No, non direi. Credo che abbiamo accompagnato Mary nel lutto. Lui muore alla fine della terza serie e abbiamo passato la quarta, quinta e sesta con lei che si innamora, poi si disinnamora, infine incontra Henry ed è quasi spaventata da quanto sia la persona giusta. Questo è un processo che molti di noi hanno vissuto prima o poi nella vita. Ma la morte è un grosso punto fermo. Non penso che la gente si preoccupi se i personaggi si evolvono quando passa così tanto tempo.
Volevo che Henry non fosse un uomo completamente negli standard di Mary, con un titolo, dei beni, questo e quello, anche perché altrimenti questi elementi avrebbero quasi messo in dubbio le sue vere motivazioni. A suo tempo, Matthew era un buon partito, Heny non particolarmente. E’ sicuramente un gentiluomo ma non ha soldi e non ha una grande posizione. Questo per me è il modo di dire al pubblico che lei è davvero innamorata di lui e finalmente sa di aver trovato con cui essere felice, e che sarebbe sciocco lasciarlo andare.
Jace: E’ soddisfatto di dove è arrivato il racconto?
Julian: E’ sempre abbastanza difficile rispondere a questo tipo di domanda perché ci si sente vanitosi a dire di essere soddisfatti. Ma è stata un’esperienza molto felice per me. Mi ha divertito. Mi ha divertito scriverlo. Penso che abbiamo avuto un cast meraviglioso che ha aggiunto moltissimo a quello che posso aver fatto. Abbiamo avuto registi eccezionali, un team caloroso al centro di tutto.
Voglio dire, alcuni mi chiedono “Cosa rimpiangi? Ci sarà qualche disappunto”, e tutto quello che riesco a pensare è che nel primo episodio della prima serie, il duca da’ a Cora la mano con il guanto. Ed è un errore, avrebbe dovuto toglierselo. E in qualche modo quella ripresa ci è rimasta tra i piedi. Penso che se il mio unico rimpianto dopo sei anni è che qualcuno abbia stretto una mano con un guanto, allora sono davvero in buona forma. I miei rapporti con questo show sono positivi e penso che quando sarò vecchio e alla fine dei miei giorni, sarò ancora lieto di aver fatto Downton Abbey.
Jace: Vi abbiamo chiesto di farci delle domande sulla realizzazione di Downton Abbey e ora, direttamente dagli esperti di Downton tra cui Lord Fellowes, il regista Minkie Spiro e l’attore Allen Leech, che interpreta Tom Branson, eccovi le risposte. Elizabeth H. vuol sapere: "Ho sentito in varie interviste che lo show è stato girato più o meno nell’ordine, ma come è stato girato tutto cronologicamente?”
Minkie: Devo infrangere i suoi sogni, non è davvero così. Tutto è davvero confuso. Mi sarebbe piaciuto, per la salute mia e quella degli artisti, girare in sequenza, riprendere dalla scena 1 alla 70, ma purtroppo non abbiamo girato nulla in ordine.
Jace: La nostra ascoltatrice Kathy chiede: "Come ha trovato gli eventi storici e le persone veramente esistite che appaiono nella serie e che i personaggi incontrano?”
Julian: Beh, sapevo parecchio del periodo di cui scrivevo. L’avevo studiato a lungo, e anche del Titanic sapevo parecchio. Per il resto, avevo delle liste di eventi. Se scrivevo del 1922, avevo una lista di eventi e potevo consultarla. Mi dicevo “Ho bisogno uno scandalo nel 1923”, o quando fosse, e trovavo lo scandalo del Teapot Dome, che è quello che abbiamo usato per far tornare Robert in America.
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Robert: "Robert deve venire qui." Perché? Che differenza può fare la mia presenza?.
Cora: Per loro fa differenza. Forse non vogliono che la commissione parlamentare giudichi Harold un trivellatore abusivo.
Robert: Avere un conte inglese per cognato lo renderà rispettabile?
Cora: A quanto pare pensano di sì.
Robert: Dio sa quanti parenti di conti inglesi dovrebbero stare in galera!
Julian: Così abbiamo perso Robert per due episodi. Il motivo era che Hugh stava girando un film con George Clooney e doveva assentarsi, quindi avevo bisogno di un grosso scandalo americano che lo portasse là. Ecco come è stato. Si mettono dei riferimenti a quel periodo, come il divorzio Mowbray, qualsiasi cosa ti faccia dire “Ecco dove siamo”. E mi pare abbia funzionato bene.
Jace: Un’altra domanda dal pubblico. Questa volta Claire, da New York vuol sapere...
Allen: Ciao, Claire.
Jace: ...Se Sybil fosse sopravvissuta, dove pensi che li avrebbe portati la vita?
Allen: Penso che... c’era un grande senso dell’avventura in quei due personaggi, e non credo che sarebbero rimasti là. Penso che con lo spirito di avventura con cui Jess Brown Findlay ha interpretato Sybil, probabilmente Julian li avrebbe fatti andare piuttosto distanti, anziché rimanere nella casa. Per cui, grazie a Dio è morta, altrimenti avrei perso il lavoro.
Jace: C’è ancora un episodio di Downton Abbey... Non perdetevi il finale, con fazzoletto e champagne, il 6 marzo. E tenete d’occhio i nostri podcast per altri contenuti esclusivi su Downton, che non troverete altrove. Il podcast si trova su pbs.org/masterpiece, su Stitcher e iTunes. Cliccate “subscribe” e lasciateci un’opinione: ci piace sapere cosa pensate del programma.
Nella prossima puntata di Masterpiece Studio: il creatore, unico autore e produttore esecutivo di Downton Abbey, Julian Fellowes, parlerà della fine dello show...
Jace: Masterpiece Studio è condotto da me, Jace Lacob, prodotto da Nathan Tobey. Direttore è Kathy Tu, Rachel Aronoff coordinatore di produzione. Un grazie speciale a Barrett Brountas. Produttore esecutivo di Masterpiece è Rebecca Eaton.
articolo: pbs
raduzione : simone dulio